Da decenni ormai la nostra tipica cucina mediterranea è stata contaminata da odori e sapori provenienti da tutto il mondo ed oggi, in ogni angolo dello stivale, si possono ritrovare ristoranti cinesi, giapponesi, indiani, messicani, ma soprattutto probabilmente non esistono zone dove non si possa trovare un locale che venda kebab.
Il suo nome varia di zona in zona, di nazione in nazione: per qualcuno è il doner kebab, per altri il kebap e per altri semplicemente kebab, ma certamente la sua origine è legata alla Persia.
Nei secoli ha subito numerosi cambiamenti ed evoluzioni, per adattarsi al posto dove viene servito.
Il doner kebab, quello che conosciamo noi e presente nelle città italiane, è composto da fettine di carne impilate l’una sull’altra e soprattutto miste: agnello, manzo, pollo o tacchino, insaporite con varie spezie, pepe, succo di cipolle e di yogurt.
Il sapore particolare della carne usata per il kebab è dovuto non solo alla presenza di tagli diversi ma anche alla marinatura. Questa naturalmente deve essere lunga e paziente per avere un risultato finale eccellente.
Per la preparazione del kebab sono poi necessarie le verdure, al fine di insaporire il pasto: pomodoro, cipolla, lattuga, o anche peperone
Le salse tradizionali della cucina turca più utilizzate nella ricetta del kebab sono la harissa, una salsa piccante a base di peperoncino, o il tzatziki, una salsa preparata con yogurt e aglio, presentata anche come antipasto nei paesi dai quali proviene.
Il tipico “rotolone” che vediamo all’entrata del locale contiene sicuramente dei grassi, circostanza tipica degli alimenti di origine animale, ma, poiché le griglie ove viene cotto sono verticali, il grasso si scioglie e non va a depositarsi sul resto della carne.
Spesso contiene anche additivi chimici, che a lungo andare fanno male al nostro organismo: ecco perché un buon kebab, acquistato nelle nostre città, non ha mai ucciso nessuno, ma attenzione ad abusarne.
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